PARROCCHIA  DI  S. MASSIMILIANO  KOLBE 21.08.15

LA GIFRA DI TARANTO IN RITIRO
CELEBRA LE TAPPE DEL SUO CAMMINO

IL DESERTO

A S. Massimiliano Kolbe si è verificato oggi un evento importante: al ritiro della Gifra di Taranto hanno partecipato 10 ragazzi di quella parrocchia. Hanno promesso di cominciare il cammino della Gifra nel territorio del rione di Paolo 6°! Bellissimo ragazzi! Coraggio! Auguri! S. Francesco vi benedica! E voi gifrini della S. Lorenzo accompagnate questi regazzi nel cammino francescano giovanile!

Carissimo, oggi più che mai l’uomo vive nel  rumore, nella civiltà delle parole, e non sa più cos’è il silenzio. Dio s’incontra nel silenzio.

E, oggi più che mai, il silenzio è indispensabile per la vita degli uomini: esso ti stimola a pensare, ti serve per non sbagliare, ti dispone ad ascoltare, ti aiuta a pregare.

Non devi avere paura del silenzio: esso è maestro di verità, è gusto di profondità, è pace, gioia, serenità.
È il luogo per mettersi in contatto con Dio, è il linguaggio, a volte, per capire Dio. Prova, allora, a fare il deserto.

Una storia ebraica narra di un rabbino saggio e timorato di Dio che, una sera, dopo una giornata passata a consultare i libri delle antiche profezie, decise di uscire per la strada a fare una passeggiata distensiva.

Mentre camminava lentamente per una strada isolata, incontrò un guardiano che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti alla cancellata di un ricco podere. «Per chi cammini tu?», chiese il rabbino incuriosito.

Il guardiano disse il nome del suo padrone. Poi, subito dopo, chiese al rabbino: «E tu per chi cammini?» Questa domanda, conclude la storia, si conficcò nel cuore del rabbino.

E tu, per chi cammini? Per chi sono i tuoi passi e gli affanni di questa giornata ? Per chi vivi?
Una regola d’oro del cammino di Francesco è certamente l’azione. Egli non si perde in pensieri sterili e non cerca comprensioni accademiche della realtà o della fede.

Egli comprende cosa fare perché costantemente mette in pratica quello che capisce. Nell’agire Francesco scopre cosa il suo cuore e lo Spirito vogliono. 

Signore, spesso in questo anno fraterno ci siamo lasciati prendere dallo sconforto, dalla fatica del nostro mandato e dalla sfiducia nei fratelli, confidando solo nelle nostre forze e rifiutando il dono della Fraternità che tu stesso, o Padre buono, ci hai dato.

Troppo spesso non abbiamo creduto nella tua grandezza, scoraggiandoci al primo fallimento.
Troppo spesso non abbiamo voluto scorgere il tuo amore nei momenti difficili, nei rifiuti dei nostri fratelli, nei rimproveri del nostro consiglio, nelle liti con gli altri.

Signore, siamo riuniti tutti insieme, come una fraternità in crescita per dirti GRAZIE dei tuoi benefici.

IL VIAGGIO  CON L’EUCARISTIA

«Siamo fatti per partire, per cercare sempre la fonte, per vivere in viaggio, come pellegrini e figli che continuamente si mettono alla sequela, alla scuola di Gesù.

Arrivati ad un certo punto, vivono il pensiero che hanno scritto fino a quel momento, ma solo come introduzione al tema perché vanno a capo per continuare la storia!» (Madre Teresa di Calcutta)

«Solo se partiamo dall'eucaristia, da quella tavola, allora ciò che faremo avrà davvero il marchio di origine controllata, come dire, avrà la firma d'autore del Signore.

Attenzione: non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l'amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l'eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose.

Dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell'azione.
La contemplattività, con due t, la dobbiamo recuperare all'interno del nostro armamentario spirituale.

Allora comprendete bene: si alzò da tavola vuol dire la necessità della preghiera, la necessità dell'abbandono in Dio, la necessità di una fiducia straordinaria, di coltivare l'amicizia del Signore, di poter dare del tu a Gesù Cristo, di poter essere suoi intimi.» (Don Tonino Bello)

«Vivere, non vivacchiare!». Questa è la strada per sperimentare in pienezza la forza e la gioia del Vangelo.
Così non solo ritroverete fiducia nel futuro, ma riuscirete a generare speranza tra i vostri amici e negli ambienti in cui vivete.

Pensate qualche volta, anche nel tempo libero, nello svago, che siete dei piccoli tralci attaccati alla Vite che è Gesù?
Vi assicuro che pensando con fede a questa realtà, sentirete scorrere in voi la “linfa” dello Spirito Santo, e porterete frutto, quasi senza accorgervene:

saprete essere coraggiosi, pazienti, umili, capaci di condividere ma anche di differenziarvi, di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piangere, saprete voler bene a chi non vi vuole bene, rispondere al male con il bene.

E così annuncerete il Vangelo! Cari giovani, insieme con i fratelli e sorelle maggiori che sono i Santi, nella famiglia della Chiesa noi abbiamo una Madre, non dimentichiamolo!

Vi auguro di affidarvi pienamente a questa tenera Madre, che indicò la presenza dell’«amore più grande» proprio in mezzo ai giovani, in una festa di nozze.
La Madonna «è l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita» 
Papa Francesco